Ti sei mai sentito invisibile?
Qualche giorno fa ero al supermercato; quando sono entrato in una delle corsie una persona ha fatto marcia indietro cambiando direzione per evitare di trovarsi troppo vicino a me.
Oltre ad essere un film recente, L’uomo invisibile è il titolo di un episodio della serie TV Ai confini della realtà, una specie di Black Mirror degli Anni ’80.
Il protagonista è un uomo accusato di non esternare le proprie emozioni; per questo viene condannato per un anno a portare sulla fronte un marchio che fa capire a tutti che deve essere trattato da “uomo invisibile”: chiunque lo veda deve ignorarlo completamente come se non esistesse.
Inizialmente la cosa lo fa sorridere.
Appena uscito dal tribunale, si trova in mezzo ad una piazza piena di gente, e tutti gli passano accanto senza degnarlo di uno sguardo: le persone devono far finta di non vederlo, altrimenti dei robottini volanti presenti ovunque se ne accorgono, segnalano che si sta sgarrando e potrebbero punire a sua volta coloro che non si sono attenuti alla regola.
Man mano che passano i giorni l’uomo si rende conto di quanto quella punizione lo faccia soffrire:
- L’uomo entra in un self service, ma colui che serve i pasti fa finta di non vederlo, per cui si serve da solo;
- Va a sedersi al tavolo, chiede ad un bambino se può sedersi lì, il bambino dice di sì, ma appena un adulto gli fa capire che è un uomo invisibile, subito il bambino abbasso lo sguardo;
- un un’altra occasione si siede a tavola e inizia a parlare con un cieco che non può vedere il marchio dell’invisibilità; ma non appena la cameriera lo avvisa, anche il cieco lo insulta e fugge via.
Un giorno incontra una donna condannata all’invisibilità come lui: tenta di parlare almeno con lei, ma anche la donna lo ignora per paura che la sua pena sia ulteriormente prolungata.
Giorno dopo giorno, l’uomo costretto a questa solitudine disumana finisce quasi per impazzire.
Arriva finalmente il giorno il 365° giorno e gli viene tolto il marchio dalla fronte. L’uomo riprende la sua vita di sempre, ma ora è un uomo diverso e le persone intorno a lui lo apprezzano e gli vogliono bene.
In questi giorni tante persone stanno vivendo in isolamento, senza possibilità di incontrare nessuno, senza rapporti umani, senza una parola né un abbraccio. Siamo tutti in astinenza di parole, strette di mano ed abbracci, ma qualcuno ne soffre più di altri, gli anziani e gli ammalati, ad esempio.
Le mascherine e i guanti sono un ulteriore segno di distanza tra noi, e spesso camminiamo ad occhi bassi per la strada: la paura che proviamo ci fa temere anche i saluti e le parole alla giusta distanza; viene quasi da pensare che rivolgere un saluto e un sorriso (anche se attraverso le mascherine) sia una cosa inadeguata da non farsi assolutamente.
Al di là delle giuste precauzioni, credo che oggi più che mai sia importante mantenere vivo il nostro senso di umanità, e se in questo momento di più non possiamo fare, proviamo almeno a rompere questo muro di paura e di indifferenza con piccoli gesti di umanità e vicinanza, sempre alla giusta lontananza.
Ok che un sorriso con la mascherina è un sorriso a metà… o non potrà essere che ci farà scoprire ancor di più quanto sia importante sorridere anche con gli occhi?
Ok che una telefonata non è niente… ma come diceva Massimo Lopez in quella famosa pubblicità, in questi momenti potrebbe quasi salvare una vita; o almeno aggiustare una giornata, se la persona che chiamiamo fosse particolarmente giù.
Nell’ultima scena all’uomo ormai libero si avvicina disperata la donna invisibile che qualche mese prima gli aveva negato la parola, e a quel punto lui si trova di fronte alla scelta: se volete saperlo, potete guardare l’episodio completo.
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