Perché non devi dire “Non preoccuparti” ad un amico preoccupato
Molto spesso diciamo a qualcuno questa frase:
– Non preoccuparti!
In quali situazioni la utilizziamo? Di solito quando qualcuno ci parla di una cosa che lo sta preoccupando particolarmente; ma noi sappiamo che non è una bella sensazione essere preoccupati, per cui vorremmo che si sentisse meglio, e allora gli diciamo il fatidico: Non preoccuparti!
Credo che in certi casi sia giusto invitare l’amico a non preoccuparsi, sostenendolo e incoraggiandolo, ricordandogli le sue capacità con le quali potrà affrontare la difficoltà che sta vivendo.
Però pensaci un attimo: quando tu sei preoccupato profondamente per una cosa, e chi ti ascoltando ti dice con leggerezza “Non preoccuparti!”, come ti senti? La tua preoccupazione svanisce d’incanto? Oppure a volte percepisci che la persona sta sminuendo il tuo stato d’animo e forse non ti sta ascoltando veramente?
A volte il non preoccuparti rischia di minimizzare e non dare peso a ciò che stai vivendo interiormente.
Cosa desideriamo di più quando siamo preoccupati? Che la nostra preoccupazione svanisca, o che sia compresa in profondità?
Ecco perché In certi casi potrebbe quindi essere una buona idea sostituire la frase “non preoccuparti” con altre tre semplici frasi:
1 – Accidenti, è proprio brutto ciò che stai passando.
Con questa frase o una frase analoga, farai capire all’altro che sei connesso empaticamente con ciò che sta vivendo: stai riconoscendo la sua preoccupazione e come lo fa sentire. “È proprio brutto ciò che stai passando e voglio che tu sappia che sto comprendendo quanto questo momento per te sia difficile”.
2 – Sono qui per te.
Dopo aver espresso la tua comprensione empatica, con questa frase potrai far capire all’altro che ci sei e che lui può contare su di te.
3 – Se avrai bisogno, continuerò ad essere qui per te.
A volte abbiamo bisogno di sentirci sostenuti, ma forse ancora di più abbiamo bisogno di sapere che l’altro ci sarà sempre, se avremo ancora bisogno di lui, anche in futuro, a prescindere da ciò che stiamo vivendo in questo momento.
È ciò che fa il Buon Samaritano (Vangelo di Luca, 10,25-37): si prende cura di quel poveraccio medicando le sue ferite, e poi lo porta in una locanda e assicura all’albergatore che ritornerà per continuare ad occuparsi di lui.
La prossima volta che una persona ti racconterà qualcosa che lo sta preoccupando, metti al bando il solito “Non preoccuparti”, e sostituiscilo con queste tre frasi.
È proprio duro ciò che stai vivendo.
Io sono qui per te.
E se avrai ancora bisogno ci sarò sempre.
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