L’incredibile importanza dello sguardo nella comunicazione! – ft. Daniel Goleman
Immagina la scena: una mamma seduta all’ufficio postale. Davanti a lei sua figlia di dieci mesi seduta sul passeggino, che la guarda.
Ma c’è qualcosa tra loro due: uno schermo.
La mamma sta rispondendo ad un messaggio su WhatsApp. Ogni tanto tira su lo sguardo e guarda la bambina, e le sorride.
Poi torna su Facebook. Con una mano scorre gli ultimi post dei suoi amici, con l’altra dondola il passeggino.
La bambina continua a guardare la mamma negli occhi e a sorriderle. La mamma ogni tanto le risponde anche qualcosa, ma il suo sguardo ritorna a guardare lo schermo del cellulare.
Una scena normale, che forse avrete visto o vissuto anche voi… ma comunque una scena a cui fare attenzione. Perché?
Perché per un bambino, anzi, per ogni essere umano, quella che viene chiamata la “sintonizzazione” con i propri genitori è un qualcosa di assolutamente importante e necessario per una crescita serena… ma che ci dice qualcosa di importante ad ogni età e in ogni situazione.
Ne parla Daniel Goleman, nel suo splendido libro Intelligenza emotiva: un libro fantastico! Se volete farvi un regalo, è proprio il regalo giusto, vi assicuro che non ne rimarrete delusi.
Goleman parla dei risultati di una ricerca condotta da Daniel Stern, uno psichiatra della facoltà di medicina della Cornell University, che ha monitorato per moltissimo tempo il rapporto tra genitori e figli piccoli.
Stern parla della sintonizzazione, cioè quei piccoli ripetuti scambi che hanno luogo tra genitori e figli, e che secondo lui costituiscono i fondamenti della vita emotiva futura dei bambini.
Sono i momenti fondamentali in cui il bambino, anche piccolissimo, anche di pochi mesi, si rende conto che le sue emozioni incontrano l’empatia del genitori, e sono accolte e ricambiate.
Pensiamo ad una mamma che guarda il suo bambino. Il bambino emette un piccolo gridolino, oppure fa un sorriso, e la mamma lo ricambia in qualche modo, magari ripetendo lo stesso gridolino, o dondolandolo, o comunque reagendo a ciò che il bambino sta facendo.
Non si tratta di imitazione, ma ad una vera e propria sintonizzazione, una vera e propria sintonia emotiva: il bambino esprime un’emozione, e la mamma risponde in un modo tale che il bambino sente inequivocabilmente di essere emotivamente collegato a lei.
Stern dice che se il bambino sistematicamente non si sente sintonizzato, potrebbe tendere a cancellare dal suo repertorio emotivo certe emozioni, come se pensasse: “Quando sono eccitato non riesco a ottenere che anche mia madre si ecciti allo stesso modo, perciò tanto vale che non ci provi nemmeno”.
D’altra parte, una buona sintonizzazione ha effetti benefici importantissimi, non solo sulla serenità del bambino, ma anche sulla sua serenità futura.
Torniamo alla mamma di cui sopra all’ufficio postale: non possiamo di certo dire che quel bambino avrà problemi; un’occhiata allo smartphone di tanto in tanto ci può stare, ovvio…
È importante però che quello schema di comportamento non si ripeta continuamente, e che quando stanno con i loro figli, i genitori prestino loro attenzione in modo consapevole e pieno, eliminando il più possibile le distrazioni che possono far sentire il bambino poco sintonizzato.
Una cosa la so: quando parlo con una persona, mi dà estremamente fastidio se quella persona mi ascolta e mi dice “sì sì”, mentre magari sta guardando il suo cellulare.
Solo che io sono adulto, e ho gli strumenti per dirle: “Senti, potresti ascoltarmi mentre ti parlo?”.
Il bambino questi strumenti non ce l’ha, e potrebbe subire il comportamento dell’adulto senza avere la possibilità di reagire. Anzi, anche il bambino reagirà, e reagirà nel modo che potrà, e immagino che a questo punto vi verranno in mente situazioni reali:
- diventando magari capriccioso ed irritabile;
- inventandosi qualunque cosa per attirare l’attenzione dell’adulto, pur di riuscire ad avere il suo sguardo su di lui;
- oppure potrà chiudersi in se stesso.
All’opposto, il bambino che avrà goduto di una buona sintonizzazione, da grande sarà portato a costruire relazioni positive.
Non credo di esagerare, se penso che lo sguardo abbia una grandissima importanza nella comunicazione interpersonale.
Gli occhi.
Il guardare l’altro negli occhi, il sentirci guardati negli occhi.
Se hai un figlio, ti prego, fagli questo regalo. Il tuo tempo, il tuo sguardo: quando sei con lui, sintonizzati al 100% su di lui.
Ma tutti quanti ne abbiamo bisogno, non solo i bambini.
Chiediti allora: quando sto ascoltando quella persona, quando mi sta parlando, mi sento veramente sintonizzato con lei?
Il Vangelo è stracolmo di episodi in cui Gesù guarda negli occhi le persone, si sintonizza con loro, e dono loro uno sguardo ricco di attenzione e misericordia. Guarda Pietro, guarda l’adultera, guarda Zaccheo. Guarda il giovane ricco: “Fissando lo sguardo su di lui, lo amò”.
Si dice che il silenzio vale più di 1.000 parole.
Anche uno sguardo vale più di 1.000 parole.
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