Dovevo chiederle scusa
Quella sera dopo Messa sono andato incontro a Maria e le ho chiesto di avvicinarsi un attimo: le dovevo chiedere scusa.
Qualche giorno prima Maria era venuta in sacrestia nel momento esatto in cui io mi stavo alzando per precipitarmi ad un impegno per il quale ero già parecchio in ritardo. Quando mi ha detto che voleva parlarmi, le ho detto che avrei dovuto andare via al più presto, e che avrei potuto ascoltarla soltanto per pochi minuti.
Lei mi ha detto che andava bene lo stesso, e ha iniziato a raccontarmi la cosa di cui voleva parlarmi.
Il problema è che io avevo molta fretta, per cui, forse per non incorrere nel senso di colpa di non ascoltarla affatto, ho lasciato che iniziasse a raccontarmi, ma l’ho ascoltata in un modo completamente sbagliato:
- ero distratto e con la testa ero già all’impegno successivo;
- con il mio linguaggio verbale e non verbale le trasmettevo impazienzaM
- la interrompevo frequentemente per incalzarla con domande continue che la facessero arrivare al dunque in modo più spedito;
- non appena riuscivo ad intuire qual era il suo problema, la interrompevo nuovamente per propinarle quella che secondo me era la soluzione.
In tutto ciò, il vero problema è stato che la fretta mi ha impedito di ascoltare e mettermi in contatto con i veri bisogni che c’erano dietro alle sue parole.
Perché in fondo lei probabilmente non aveva affatto bisogno di soluzioni: aveva soltanto bisogno di essere ascoltata e di comunicare ad un altro essere umano ciò che in quel momento le pesava sul cuore.
La fretta è cattiva consigliera anche quando, a chi dovrebbe primariamente ascoltare, fa credere che l’importante sia essere rapidi ed efficienti consiglieri.
Piuttosto che un ascolto di così bassa qualità, avrei dovuto scegliere una delle due:
- decidere se era possibile declinare l’appuntamento successivo e regalarle un ascolto senza la data di scadenza al quinto minuto successivo;
- in caso contrario, dirle serenamente che dovevo proprio andare, e proporle un appuntamento alternativo.
Per questo le ho chiesto scusa, dicendole che non avrei dovuto comportarmi così, ma che avrebbe meritato un ascolto migliore in un momento più appropriato.
Non so se i suoi occhi erano lucidi per le mie scuse o per avere riportato alla sua mente la preoccupazione che portava ancora nel cuore.
Quello che so è che è stato giusto chiederle scusa, e che a volte ci vuole proprio poco per farlo: basta capire di doverlo fare e basta volerlo fare.
E basta farlo.
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