Comunicare con gli anziani in modo efficace: 5 attenzioni
Ho conosciuto persone super portate a comunicare con gli anziani, mentre altri dicono che proprio non si sentono in grado di farlo.
Credo che per riuscire avere un buon rapporto e una buona conversazione con le persone di una certa età bastino un minimo di sensibilità, un po’ di pratica… e magari qualche trucchetto. 😉
1 – Non avere fretta
Le persone anziane potrebbe avere difficoltà di tipo fisico o cognitivo: qualche acciacco, un rallentamento fisico generale, difficoltà a ricordare; potrebbero avere bisogno di tempo per articolare una frase o un pensiero o trovare le parole giuste; potrebbero essere lenti nell’esporre una storia e perdersi magari durante il racconto.
Da questo punto di vista è fondamentale non avere fretta, e soprattutto non dare l’impressione che la stiamo in qualche modo giudicando, ma accogliere con tanta pazienza e tanto amore la sua lentezza, abbracciarla con lo sguardo e il sorriso.
Un piccolo esempio: la fretta potrebbe prendere la forma di anticipare le sue parole o completare le frasi al suo posto. No, lasciamogli tempo.
La tecnologia ci ha abituati alla velocità: clicco, sposto, vedo, chiudo… cerco e in un attimo trovo qualunque cosa. L’anziano viene da un tempo in cui tutto era più lento, e con l’età i ritmi della vita sono ancora più rallentati.
Per cui, quando stiamo con una persona anziana, cerchiamo sempre di rallentare.
2 – Non pretendere che l’anziano cambi idee, metodi, mentalità.
I traslochi sono stressanti per tutti, a maggior ragione per gli anziani, abituati alla loro casa e alle loro abitudini. Ogni cambiamento è faticoso, e le nostre convinzioni sono le nostre case interiori in cui abitiamo comodi.
Lascia che l’anziano abiti nelle sue convinzioni, non pretendere di fargli cambiare casa a tutti i costi.
Anzi, prova a metterti tu comodo in casa sua e ascolta il racconto di dove abita, ascolta le sue convinzioni, mettiti in risonanza con i suoi pensieri ed abitudini. E cerca di fargli sentire che con te può sentirsi a casa, anche se abitate in tempi e luoghi diversi.
3 – Lascia che l’anziano racconti la sua storia
L’anziano ha più passato che futuro, ha una lunga storia alle spalle. E come tutti noi, ha una gran voglia di raccontarla: mettiti in ascolto della storia che ha da raccontarti. Ascolta ciò che ha fatto, i suoi traguardi, le sue soddisfazioni.
Lascia che ti racconti tutto, anche per 124esima volta 😉
La storia di una persona si potrebbe dire che è la storia delle sue relazioni; per questo, se ha avuto una famiglia, è importantissimo dargli la possibilità di raccontare sopratutto la storia della famiglia che ha costruito.
Ma anche la storia del suo ultimo acciacco, la storia del quel dolore, di quella perdita così penosa, come di quel traguardo così bello che ha raggiunto.
4 – Trova il modo migliore per esprimere vicinanza e tenerezza
Perché il modo migliore? Perché ognuno ha la propria personalità e il proprio modo di dare e ricevere affetto: magari non a tutti fa piacere un abbraccio.
Credo che gli anziani siano molto sensibili ai gesti di tenerezza, in particolare da parte di ragazzi giovani. Se un anziano gradisce un gesto di affetto da una persona della sua età, credo che lo apprezzi mille volte di più da una persona molto più giovane di lui: gli fa pensare non essere tagliato fuori, di essere ancora amabile, di essere ancora seduto alla festa della vita, da cui tante volte si sente escluso.
Probabilmente le donne sono più sensibili alla tenerezza; gli uomini, specie se hanno avuto un certo tipo di educazione, possono essere più restii ed imbarazzati a dimostrare e a ricevere affetto tramite gesti fisici, anche se una bella stretta di mano sicuramente non spiace a nessuno.
Per riuscire a dare con serenità un abbraccio o una carezza che possa essere accolto altrettanto serenamente, ci vuole tempo, attenzione, intelligenza. Occorre cogliere da piccoli particolari se la persona tende ad avvicinarsi, o se di fronte ad un nostro avvicinamento, lo accoglie o si allontana imbarazzata. Magari occorre dargli tempo perché riesca a lasciarsi un po’ andare o come dice la Volpe al Piccolo Principe, a farsi addomesticare.
Ma al di là di abbracci, carezze sulle braccia, tenere le mani, al di là di un bacino sulla guancia, credo che ascoltare con pazienza e rispetto, sia già un gesto di vicinanza e di affetto che l’anziano può apprezzare moltissimo. Perché un ascolto vero, profondo, è come una carezza che ci raggiunge nella nostra intimità, perché ci fa sentire di essere persone.
Infine, se fosse necessario, ecco un piccolo trucco per trovare sempre nuovi argomenti di conversazione.
5 – Osserva l’ambiente dell’anziano e chiedi, chiedi e chiedi
Se vai a trovare un anziano a casa, fai il detective: osserva con attenzione e poi chiedi. Fai finta di essere un bambino che entra per la prima volta in quella casa, lasciati stupire, e chiedi con semplicità e senza imbarazzo ciò che chiederebbe un bambino:
- Chi sono questi bei bambini in questo quadretto?
- Questa foto quando è stata scattata?
- Quest’oggetto particolare, tenuto in bella vista, a cosa si riferisce?
Scoprirai che gli oggetti hanno un’anima e una storia da raccontare.
Guardando con attenzione la casa, puoi anche intuire quali sono o quali sono state le passioni della persona.
Chiedi, e vedrai come i suoi occhi si illumineranno. E lascia che risponda.
E se a forza di chiedere toccassi un tasto che lo farà soffrire?
Non avere paura: può capitare una domanda che lo faccia pensare ad un ricordo che potrà inumidirgli gli occhi e il cuore… ma sarà comunque l’occasione per accogliere altri ricordi e altri racconti.
Stai piuttosto con le antenne alzate per capire se davvero quella cosa, non soltanto lo fa soffrire, ma lo mette in difficoltà e quindi non ha proprio voglia di parlarne, perlomeno in quel momento.
Beh, a questo punto non ti resta che andare, incontrare, ascoltare.
Ancora una volta scoprirai quanto sono vere le parole di Gesù:
“C’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
Le persone felici riescono a comunicare bene con tutti.
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Caro Don, passo i miei pomeriggi con una splendida creatura di 92 anni, grazie per questi consigli, io non le chiedo mai niente perché ho paura di metterla in soggezione perché non si ricorda (è affetta da Alzheimer) però oggi proverò per vedere se le risveglio qualche ricordo. Grazie
Ciao Anna, non saprei dirti se le attenzioni che propongo nell’articolo possono valere anche per anziani con problemi specifici, come nel tuo caso. Ti assicuro una preghiera perché tu possa sempre conservare forza, pazienza e serenità.
Sono stata un’infermiera di pronto soccorso e 118per 42 anni,ho messo molte flebo,fatto tanti prelievi ,eseguito tanti elettrocardiogrammi ,confezionato gessi ma quello che ha nutrito la mia vita professionale e umana e’ stata la relazione.Ci sono stati pazienti che sono usciti sbattendo la porta ma ho compreso la loro paura,la loro disperazione.
oltre a chiedere come respirassero ,se avessero avuto dolore,chiedevo loro cosa stavano provando in quel momento.Rifarei l’infermiera mille volte.grazie