C’è un Tempo per ogni cosa, anche ai Tempi del Coronavirus
C’è un tempo per ogni cosa,
Libro del Qoelet
Un tempo per nascere e un tempo per morire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere.
Un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Forse il Qoelet aveva previsto anche questo! E prima c’era un tempo per stare in casa e un tempo per uscire, un tempo per la scuola e un tempo per la piscina; un tempo per lavorare e un tempo per stare con i propri cari.
Prima il tempo era ben delineato: per ogni tempo c’era un luogo e c’era un’occupazione.
Ora i confini si sono persi, al punto che a volte non sappiamo neanche che giorno è: a te non è successo di chiederti se è giovedì o venerdì?
E poi c’era il tempo feriale e il tempo festivo, e anche questo oggi è un po’ venuto meno.
Com’è che adesso facciamo molte meno cose di prima, eppure ci sembra di avere ancora meno tempo di prima?
Il problema sono proprio i confini: se prima andavi in ufficio e poi uscivi dall’ufficio, per quanto fosse tardi, quando uscivi staccavi. Se oggi sei in modalità smart working, il rischio è che si perdano i confini tra lo spazio lavorativo e lo spazio famigliare, in un senso e nell’altro:
- quando lavori, la famiglia e i figli ce l’hai sempre lì alle calcagna;
- e quando vorresti stare con i tuoi, rischi di alzarti un secondo per andare a vedere se è arrivata quell’email importante che aspettavi.
Confini: credo che il segreto sia tutto lì: definirli e riuscire a creare delle porte che apri quando devi entrare in quel tempo particolare (che sia lavoro, svago, faccende di casa o riposo) e chiudere le stesse porte ed entrare in un altro ambiente mentale nel momento in cui hai finito quella cosa.
Occorre molta disciplina per tenere fermi quei confini:
- se si vive da soli, segnandosi su un’agenda i vari tempi della giornata in cui si fa una cosa o se ne fa un’altra, e cercando di rispettare quei confini;
- se si vive insieme ad altri, questo caso è importante condividere e concordare insieme questi confini, ad esempio, se uno dei coniugi deve lavorare dalle 3 alle 6, sarà l’altro ad occuparsi dei figli piccoli in quelle tre ore;
- è importante dare confini anche ai propri figli: dalle 9 alle 12 abbiamo le lezioni, dalle 14 alle 15 ci riposiamo e giochiamo insieme; dalle 15 alle 17 compiti, poi merenda, e poi un’altra oretta di studio; alla sera ci vediamo un film insieme;
- confini anche di tipo settimanale: i giorni feriali si studia, si lavora, si fa quel che si deve; la domenica si segue Messa insieme, si cucina il dolce e ci si riposa in qualche modo: prendendo il sole sul terrazzo (chi ne ha la possibilità), dipingendo e sporcando il tavolo insieme ai figli o leggendo un libro.
Se non riusciamo a creare questi confini, rischieremo che le varie attività quotidiane dilaghino oltre il tempo necessario e ci diano quell’impressione di stanchezza e di disagio che proviamo quando non siamo padroni della nostra vita e del nostro tempo.
C’è un tempo per ogni cosa: ora è il tempo della quarantena; e potrebbe essere il tempo per imparare a darsi insieme o da soli quei confini (elastici e non inattaccabili); e ciò che impareremo in questi giorni potranno essere nuove abitudini che ci serviranno anche quando questo tempo così impegnativo sarà finito.
Fino a quando finalmente… tornerà il tempo di abbracciarsi!
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