4 motivi per cui non sappiamo dire di no
Viaggio nel mondo del NO
#1 – 4 motivi per cui non sappiamo Dire di No
#2 – 5 motivi per imparare a Dire Di No
#3 – Come DIRE DI NO in modo efficace: 6 passi
Qualche giorno fa ho lanciato sulla pagina Facebook un sondaggio: “Vi piacerebbe che mettessi in cantiere un video sul dire di no?”
Il 99% ha risposto che sì, avrebbe voluto un video per imparare a dire di no. Beh, già questo è dimostrazione del fatto che il dire di no è un problema che preoccupa moltissimi di noi.
Dire di no è una cosa estremamente difficile, ma imparare a farlo è altrettanto importante: è in gioco la nostra integrità, l’integrità della nostra vita, delle nostre priorità, dei nostri impegni.
Chi non sa dire di no, rischia di disintegrarsi in 1.000 direzioni.
Ora, è importante chiarire innanzitutto di quale genere di NO stiamo parlando.
Certi NO sono no alla vita, sono NO agli altri, sono NO a prescindere. Certi NO sono frutti di pigrizia, egoismo, sfiducia, disfattismo, di una vita comoda che non vuole assumersi impegni, di chi dice di NO magari soltanto perché non ha voglia di impegnarsi in qualcosa.
Ovviamente non è di questi NO che parliamo.
Ci sono invece dei NO che in realtà sono dei SÌ: sì alla nostra vita, ai nostri progetti, sì alle persone che ci sono accanto e che sono prioritarie per noi.
Le conseguenze dei nostri NO ci spaventano
Nonostante questo, dire di NO molto spesso è molto difficile e ci fa sentire a disagio, e il motivo fondamentale per cui fatichiamo a dire di NO, è perché abbiamo paura delle conseguenze. Quali potrebbero essere?
1 – Conseguenze sulla percezione di noi stessi. Istintivamente pensiamo che sia più giusto dire di sì che dire di no, perché pensiamo che dire di sì significa che siamo disponibili, e dire di no significa che siamo egoisti.
E allora la stessa idea di dire di no ci fa sentire in colpa, perché ci dà la percezione che siamo poco disponibili. In realtà, la nostra vita è tutta un insieme indistinto di sì e di no. Ogni sì presuppone un no a qualcosa di diverso, ed ogni no può essere in realtà la conferma di un altro sì.
Il dire di no non ci rende necessariamente crudeli, egoisti, indifferenti alle altre persone. Dipende piuttosto dal contesto, dalla motivazione e dal modo in cui lo diciamo.
2 – Vogliamo mantenere l’immagine di una persona buona e disponibile di fronte agli altri.
Abbiamo un instintivo timore di non compiacere gli altri, timore di sentirci in imbarazzo sociale: siamo programmati per cercare di andare d’accordo tra noi, e se c’è qualche rischio di non essere in accordo con gli altri, ci sentiamo a disagio.
In questo senso il NO può essere vissuto come una forte fonte di disagio verso gli altri.
Collegato a questo, ci può essere la paura di essere criticati alle spalle, di perdere stima davanti agli altri, paura di rifiutare qualcuno… e di essere rifiutati; di abbandonare qualcuno nel bisogno… e di essere abbandonati a nostra volta.
Piccola riflessione a riguardo: se abbiamo paura che una persona ci rifiuti perché le diciamo di no… non sarà il caso di farci qualche domanda riguardo alla natura di quella relazione?
3 – Con le persone care, magari non riusciamo a dire di perché… li abbiamo viziati!
A volte siamo noi stessi, con i nostri continui e induscussi sì, a generare partner viziati, figli viziati e amici viziati, che danno per scontato che qualunque richiesta ci faranno, otterranno sempre un sì.
Se pensano che tutto sia dovuto, magari è anche perché gliel’abbiamo fatto credere noi, gli abbiamo dato quest’abitudine. Ad esempio:
- in quella situazione scolastica aiuti sempre e comunque tuo figlio?
- sei sempre pronta ad accompagnare sempre e comunque in qualunque luogo quella persona anche se sei stanco morto?
- ad ogni richiesta anche fuori tempo massimo sei sempre pronto a tamponare il ritardo con cui l’altro sta occupandosi di quella cosa?
In questo caso il nostro SÌ indiscusso deresponsabilizza l’altro e gli impedisce di prendere coscienza che è lui che dovrebbe occuparsi di certe cose.
I nostri cari devono capire che abbiamo dei limiti, e non per questo dobbiamo sentirci in colpa, e che ognuno ha le sue responsabilità da portare avanti in modo personale ed individuale.
4 – Un altro motivo per cui fatichiamo a dire di no può venire anche dalla nostra fede e dalle nostre convinzioni religiose.
Non è un caso che le persone religiose siano generalmente più inclini a vivere sensi di colpa riguardo ai NO, in alcuni casi giustamente, in altri casi in modo ingiustificato.
Cosa intendo dire? La persona religiosa può avere convizioni profonde che gli rendono ancora più difficili dire di no, ad esempio convinzioni di questo tipo:
«Dobbiamo sempre dire di sì a Dio, dobbiamo sempre essere pronti a fare la sua volontà.»
Certo non si tratta di una frase senza significato, anzi. Ma il problema sta a monte: come facciamo ad essere sicuri che si tratta davvero della volontà di Dio?
Se siamo frati o delle religiose, e abbiamo fatto voto di obbedienza, abbiamo legato la nostra vita al volere di un altro, e quando siamo chiamati a rinunciare alla nostra volontà è perché vogliamo essere sempre pronti a fare la volontà di Dio.
Ma una persona “normale” non deve necessariamente pensare che “la volontà di Dio sia che noi diciamo sempre e comunque di sì a qualunque cosa”.
Un esempio concreto: ti chiedono di assumerti un impegno nella comunità cristiana. Ok, generosità e disponibilità sono importantissime, siamo d’accordo.
Ma comunque, prima di rispondere di sì, è giusto valutare l’impatto che il SÌ potrà avere sulla propria vita in senso globale.
Un buon credente è chiamato a pronunciare SÌ responsabili.
«Ma se Maria avesse detto di no, il Figlio di Dio non si sarebbe incarnato e non ci avrebbe salvato.»
Intanto la storia non si fa né con i se né con i ma; e questo non significa comunque che la volontà di Dio sia sempre dire di sì: siamo chiamati ad esercitare la nostra libertà in modo generoso e anche responsabile, dosando generosità e responsabilità in modo corretto e prudente.
Avere una chiara coscienza del perché a volte diciamo di no, è importante per evitare che queste motivazioni rischino di diventare per noi come delle ragnatele in cui rimaniamo intrappolati, incapaci di rompere quei legami che ci renderebbero più liberi e che aiuterebbero le persone intorno a noi a crescere e ad essere più responsabili.
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