Perché l’accoglienza ha un valore inestimabile – ft. The Sun
Vi siete mai trovati ad una festa in cui non conoscete nessuno, oppure in un gruppo di sconosciuti, sentendovi in profondo imbarazzo? È quello che Francesco Lorenzi ha vissuto il 10 dicembre del 2007. Mi chi è questo Francesco?
Francesco Lorenzi è il leader del gruppo The Sun, un gruppo rock cristiano originario della provincia di Vicenza. All’inizio erano una band punk rock piuttosto famosa, chiamata Sun Eats Hours.
La trasformazione in gruppo rock cristiano è conseguenza dell’evoluzione spirituale di Francesco, raccontata nel libro autobiografico La strada del Sole, che nel dicembre 2007 approda alla fede e trascina con sé in questo percorso tutta la band.
Ma forse tutto questo non sarebbe accaduto, se una ragazza una sera non gli avesse sorriso e non l’avesse accolto con calore. Ma andiamo con ordine.
Durante il suo travaglio interiore, una sera la madre propone a Francesco di partecipare ad un corso di Evangelizzazione in parrocchia. Francesco rimane basito dalla proposta, e nonostante tante resistenze interiori ed esteriori – buffissimo il modo in cui racconta l’immagine che aveva della chiesa e in particolare dei preti – alla fine pensa che in fondo non ha niente da perdere, e così va.
Arrivato in parrocchia, entra in una specie di anfiteatro e a questo punto, Francesco racconta in modo lucidissimo il suo stato interiore, delineando tre pensieri molto chiari:
1 – «Una volta entrato, mi sentivo un pesce fuor d’acqua, nonostante fossi abituatissimo all’interazione immediata con persone sconosciute.»
Francesco è abituatissimo a rapportarsi con persone sconosciute, dopotutto da anni vive come star del rock, facendo concerti in giro per il mondo, incontrando migliaia di fans; nonostante questo, trovandosi in un ambiente diverso dagli ambienti che frequentava abitualmente, si sente un pesce fuor d’acqua. Poco dopo ripete nuovamente: “Mi sentivo molto imbarazzato”.
2 – «Con lo sguardo cercavo nervosamente qualche conoscente, ma nulla: pur essendo nel mio paese, tra la settantina di persone presenti non identificai alcun volto noto.»
Insomma, a nessuno piace rimanere in uno stato di imbarazzo, e quindi Francesco cerca di uscirne vedendo se trova qualche volto amico, o perlomeno conoscente, ma niente da fare, non trova proprio nessuna persona alla quale rivolgersi.
3 – «Nel pieno dello smarrimento, la tentazione di sgattaiolare via si fece straordinariamente invitante.»
Visto che sta vivendo una sensazione di imbarazzo parecchio intensa, la conseguenza è abbastanza logica: ha solamente voglia di andarsene via. Insomma, lui ci ha provato, c’è andato, ha fatto il primo passo, ma ora non regge più il peso di quella situazione.
Potremmo dire: però, che strano, in fondo non è un bambino e non è neanche uno di primo pelo che si spaventa di fronte ad una folla di sconosciuti, abituato da sempre a bagni di folle tra migliaia di fans esultanti. Nonostante tutto questo, vive con molto disagio il fatto di sentirsi in un ambiente nuovo, in cui non conosce nessuno, e quindi il suo unico desiderio è quello di scappare.
Un sorriso che cambia tutto
È a questo punto che avviene l’inaspettato: quando sta per andarsene arriva una ragazza che gli rivolge un bel sorriso e gli dice: “Benvenuto! Come ti chiami? È la prima volta che ti vedo qui. Che bella sorpresa!“.
Sentiamo il racconto di Lorenzo senza censure:
« Il fatto che a esclamare queste parole fosse una bella ragazza, anzi, diciamolo pure, una gran gnocca, reso il tutto più semplice. Ah, il potere delle donne! Tra me e me pensai: “Beh, come inizio non è poi così male“. Scherzi a parte, mi colpì molto il calore di quella splendida accoglienza.»
È bastato un sorriso semplice e sincero per cambiare completamente colore alla serata, per convincere Francesco a rimanere all’incontro, soprattutto, per far sentire bene Francesco.
Del resto, è una sensazione che conosciamo bene: trovarsi in un gruppo di persone nuove, vedere magari come tra loro parlino con calore, e sentirsi trasparenti, quasi invisibili; da una parte desiderosi di entrare in quel calore, dall’altra non abbastanza coraggiosi per buttarci.
Davvero in quei momenti comprendiamo come un’accoglienza sincera abbia un valore inestimabile: ci fa sentire visti, desiderati, attesi, ci fa sentire vivi, ci apre il cuore.
Ecco come Francesco termina il racconto di quei primi momenti d’incontro:
«Grazie a quella ragazza, un calore spontaneo mi pervase e, attraverso di lei, capii l’importanza dell’accoglienza. In un paio di minuti avevo potuto sperimentare lo smarrimento, l’imbarazzo e la liberazione da questi stati emotivi grazie a un caloroso benvenuto.»
Quando ci troviamo dall’altra parte?
Credo che sia importante ricordarsi di queste sensazioni soprattutto nel momento in cui ci troviamo dall’altra parte: magari in parrocchia o in gruppo o durante una festa, vediamo una persona nuova che si avvicina; pensiamo a come può sentirsi, e senza diventare invadenti, proviamo ad avvicinarci a lei e con un sorriso e due parole, rompiamo il ghiaccio e proviamo a metterla a sua agio: magari non ce lo dirà, ma sicuramente ricorderà con profonda gratitudine un gesto di vicinanza che l’avrà aiutata a stare bene.
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